清水寺 - Kiyomizudera (Kyoto) Aprile 2010
箱根, 紅葉 (Hakone), Novembre 2010
富士山、江ノ島から (Monte Fuji da Enoshima), Dicembre 2010
日光, 輪王寺 - Rinno-ji (Nikko), Giugno 2010
清水寺 - Kiyomizudera (Kyoto)
Kyoto, giardino del Kinkaku-ji
増上寺 - Zojo-ji
日光, 輪王寺 (Nikko) Rinno-ji
日光(Nikko)

Leaving

mercoledì 6 luglio 2011 7:49 PM scritto da Micchan in ,



Tra qualche giorno saro' in partenza dal mio Giappone per un po di tempo. Come tutte le volte e come mi e' capitato il mese scorso prima di una settimana scarsa in Europa mi viene sempre la malinconia come se stessi per lasciare per sempre Tokyo.
In tutti i viaggi in autobus da Tsukuba a Narita e ora nello skyliner da Ueno all'aeroporto, il paesaggio che mi scorre davanti fuori dal finestrino lo guardo come se fosse l'ultima volta. L'ultima che vedo queste strade e queste ferrovie, i tetti e i tentacoli di Tokyo che si allontanano.
Il fatto curioso e' che non mi e' mai capitato in questo modo, ne per la Sardegna dove sono nato nel per Pisa dove ho vissuto per circa dieci anni. Sinora nessun paese come il Giappone e nessun citta' come Tokyo era riuscita a farmi sentire la separazione.

Perche'? Che cosa manca?


Tokyo e il Giappone non sono rispettivamente la migliore citta' dove vivere e il migliore paese del mondo, ma in questo momento lo sono per me. Perche' Tokyo e' abbastanza frammentaria da calzarmi perfettamente. Caotica e silenziosissima nel giro della stessa camminata di mezz'ora in cui passi dal parco di Yoyogi immerso nell'ombra della notte a Shibuya immersa nella
luce accecante dei suoi palazzi (con tanti saluti al setsuden).
Dimessa e tradizionalista nella zona dove abito e oltre la novita' e completamente
protesa all'innovazione a meno di mezz'ora di metro. Tutta una serie di pezzetti, da un milione di persone l'uno, che non formeranno mai un'unica citta' con una chiara personalita' come Roma o anche New York, ma che in questo momento sono esattamente il posto in cui voglio vivere.

Il Giappone invece pur nella sua complessita' relazionale, anzi talvolta proprio in virtu' della sua complessita' relazionale, rimane affascinante in quasi tutti i suoi aspetti. Forse ancora, pur in un anno e mezzo di vita, ho ancora uno sguardo troppo naive  e quindi pur rendendomi conto delle storture e dei meccanismi talvolta inutilmente complessi non riesco a vederne motivo di irritazione. Forse ho uno sguardo troppo naive oppure sono in partenza un po' giapponese dentro
e quindi alcune cose che dovrebbero farmi storcere il naso le trovo perfettamente normali.

Ad ogni modo so gia' cosa guardero' dal finestrino del treno.

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